Come agisce la nostra coscienza e quali sono i suoi effetti.
Diverse coscienze agiscono su di noi e indirizzano i nostri comportamenti.
In una costellazione i rappresentanti e anche noi assieme ai rappresentanti siamo presi da un movimento che ci conduce con amore verso delle persone.Inizialmente non abbiamo idea né dove né verso chi siamo condotti, perché si tratta di persone che sono escluse dalla nostra coscienza, e lo sono al punto tale che non sappiamo nemmeno di chi si tratta, questa è la portata della nostra coscienza.
La cosa essenziale che Bert Hellinger dice sulle coscienze è che non si tratta di una istanza di rango superiore, ad esempio una voce di Dio o qualcosa di simile, oppure un’istanza morale superiore all’interno di noi, no: è un istinto, così come il senso dell’equilibrio, questo istinto fa sì che noi conserviamo la nostra appartenenza.
Così la nostra coscienza bada alla nostra appartenenza, l’appartenenza alla famiglia e alla famiglia “allargata” . Noi istintivamente sappiamo bene come dobbiamo comportarci per avere il diritto all’appartenenza, e lo sappiamo istintivamente non consapevolmente, e istintivamente percepiamo anche quando mettiamo a rischio la nostra appartenenza. Quando mettiamo a rischio questa appartenenza abbiamo una cattiva coscienza, la cattiva coscienza non mi dice altro che la mia appartenenza è a rischio, mentre la buona coscienza mi dice che io sono certo di avere diritto di appartenenza, quindi questa coscienza guarda alla famiglia.
coscienza personale
Viene percepita come buona o cattiva coscienza. Vi è poi una coscienza collettiva che è arcaica, molto più antica, che è profondamente inconsapevole e percepisce anche quelli che appartengono al passato, ad altre generazioni precedenti.
La coscienza personale, che viviamo in forma di buona coscienza o di cattiva coscienza, ci indica chi siamo autorizzati ad amare e chi no.
Se noi vogliamo appartenere, dobbiamo escludere quelli che sono stati esclusi dalla nostra famiglia, quelli che sono stati rifiutati da loro e li escludiamo con buna coscienza e ci sentiamo bene in questo, avremmo invece una cattiva coscienza rispettando ed amando coloro che sono esclusi dalla nostra famiglia.
Chi nasce in una famiglia dove le donne sono disprezzate, sarà in buona coscienza se non avrà stima nè rispetto per la sua donna e avrà una cattiva coscienza invece se avrà stima e rispetto della sua donna. Se una donna nasce in una famiglia nella quale si disprezzano gli uomini lei potrà disprezzare il suo partner con buona coscienza e avrà invece una cattiva coscienza quando comincerà a rispettare gli uomini.
Qual è quella forza che si oppone, e ci impedisce di amare tutti così come sono? E’ la nostra buona coscienza che è contraria, noi vogliamo conservare la nostra buona coscienza, vogliamo rimanere un bravo ragazzo o una brava ragazza nell’ambito della nostra famiglia; non siamo autorizzati ad amare tutti senza giudizio, questa è invece la prestazione che ci viene chiesta se vogliamo aprirci alle persone così come sono, cioè andare oltre questa buona coscienza in noi.
coscienza collettiva
Che noi non percepiamo affatto, mi sto chiedendo come ha fatto Bert Hellinger a scoprirla, è stata una cosa grande, lui ne parla come una cosa che gli è stata donata, che gli si è manifestata dopo anni e anni di osservazione, e lui appunto si sente preso al servizio per trasportare queste cognizioni nel mondo.
La coscienza collettiva non esclude nessuno della famiglia “allargata”, a differenza della coscienza personale con la quale (se vogliamo essere in buona coscienza) siamo costretti ad escludere qualcuno, la coscienza collettiva fa riferimento alla nostra famiglia in senso molto largo, alle generazioni che ci hanno preceduto, appunto agli antenati, e dice che tutti questi hanno lo stesso diritto di appartenenza.
Queste due coscienze, la coscienza personale da un lato, che tutti conosciamo e di cui siamo consapevoli, e quella collettiva, che invece è inconsapevole e inconscia, spesso sono incompatibili. La coscienza collettiva ci prende facendo riferimento alla famiglia “allargata” e ci porta verso le persone escluse, e questa coscienza collettiva fa si che una persona esclusa appartenente al passato venga, per così dire, “recuperata” da un bambino, e questo bambino si identifica in una persona esclusa del passato, si comporta in maniera identica alla persona esclusa e in modo nascosto da un posto e una voce nella famiglia a questa persona esclusa.
Ed ecco qui agisce questa coscienza collettiva che è profondamente inconscia e inconsapevole, ma anche questa coscienza ci impone dei limiti a livello di amore, perché guarda solo a coloro che appartengono alla famiglia allargata, e con buona coscienza noi possiamo rifiutare chi non appartiene a questa famiglia allargata, alla nostra tribù.
Abbiamo una coscienza collettiva anche in relazione al nostro popolo, abbiamo compassione solo per il nostro popolo, la coscienza collettiva non chiede compassione per un altro popolo, anzi al contrario dice che nessun altro gruppo è degno di stima, di rispetto e di amore. Quindi non è sufficiente che la coscienza collettiva accolga tutti con lo stesso diritto, questa coscienza così grande ci impone dei limiti e noi non possiamo andare oltre questo, ad esempio per vivere in pace con i nostri vicini.
Noi abbiamo bisogno dell’appartenenza, se non ci sentiamo appartenenti a qualcuno nel gruppo ci sentiamo perduti e ci sentiamo minacciati nella nostra vita, perché appartenenza significa sopravvivenza.
Allora come è possibile superare i confini e i limiti che queste due coscienze ci impongono conservando comunque l’appartenenza? Questo lo possiamo fare sentendoci appartenenti a sempre più gruppi, e a gruppi sempre più grandi.
Aprendomi quindi alle persone esterne al mio gruppo io mi tengo in contatto con il loro gruppo, io mi apro a loro così come sono e con il tempo nasce un’appartenenza che va al di là del mio gruppo.
Anche qui il modello è il rapporto di coppia, il rapporto uomo donna, noi veniamo da famiglie diverse e con il tempo entrambi ci sentiamo appartenenti. Ci è voluto molto tempo prima che questo mi si chiarisse, e il fatto che l’amore con il partner lega così tanto che la sua famiglia diventa anche la mia famiglia, questo non solo per i nostri figli, ma anche per lui e lei, uomo e donna. In altri termini questo amore riesce in me, se guardo la madre della mia compagna come mia madre, come una seconda madre che mi è stata donata attraverso il mio partner, il padre di lei come un secondo padre e i suoi fratelli come altri miei fratelli, tutte le feste di famiglia hanno questo obiettivo, in Italia vi è una cultura in cui questo tema viene curato, molte culture curano questi incontri di famiglia.
coscienza spirituale
È una coscienza universale. Là dove la coscienza individuale e la coscienza collettiva pongono i limiti alla nostra comprensione e al nostro amore è la coscienza spirituale ad annullare questi limiti. Quest’ultima è relazionata a qualcosa di più grande e alle forze creatrici e che muovono il tutto e lo mantengono nel movimento.
Abbiamo una buona coscienza quando siamo in sintonia con tutto il creato così com’ è e senza giudizio e senza esclusione. Abbiamo una coscienza cattiva quando facciamo una differenziazione tra migliore e peggiore, tra giusto e sbagliato, tra amorevole e non amorevole. La coscienza spirituale cattiva la sentiamo in forma di un’irrequietudine interiore, in un mancante orientamento, in arroganza e altezzosità.
Una buona coscienza spirituale ci provoca la pace interiore e pacifica anche tutto ciò in noi che ci vuole cogliere o afferrare. Diventiamo tranquilli, gioiamo del mondo e della vita così come sono, cediamo alle forze più grandi la conduzione e ci abbandoniamo del tutto a loro – in modo umile e con amore.
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